Violenza Ostetrica
Come scrive la giornalista femminista Giulia Siviero in un articolo apparso ne Il Post, con questo termine si indica tutto quell’”insieme di comportamenti (in cui rientrano ad esempio l’eccesso di interventi medici, le cure senza consenso o anche la mancanza di rispetto) che hanno a che fare con la salute riproduttiva e sessuale delle donne, declinata sia nella scelta della maternità che, all’opposto, nel suo rifiuto.”
Si tratta di un tipo di violenza perpetrata da qualunque tipo di operatorə sanitariə (non solo quindi da ostericə e ginecologə, ma anche da altrə medicə e infermierə) e costituisce, continua Siviero, la “forma più invisibile e naturalizzata della violenza contro le donne che, in questo caso, si verifica all’interno dei sistemi sanitari”.
La violenza ostetrica non comprende solo situazioni di abuso fisico e conclamato, ma anche le aggressioni verbali e tutte quelle pratiche e comportamenti che rientrano nelle cure standardizzate e che vengono spesso somministrate senza informazione e consenso da parte della donna.
Non tutte le donne sono esposte allo stesso modo al rischio di subire violenza ostetrica: le più colpite sono le adolescenti, le donne non sposate, o in condizioni socio-economiche sfavorevoli , donne migranti o appartenenti a minoranze etniche, o donne che abbiano contratto il virus dell’HIV.
In Italia, nel 2016 è stata lanciata la campagna “Basta tacere” (che a sua volta riprende lo slogan di una campagna del 1972, la prima a squarciare il velo su questo tipo di violenza di genere).
Moltissime donne hanno testimoniato le violenze subite e da questa esperienza è nato l’Osservatorio sulla Violenza Ostetrica (Ovo Italia), che ha raccolto e reso pubblici dati e testimonianze su questo fenomeno. L’indagine ha coinvolto un campione di circa 5 milioni di donne tra i 18 e i 54 anni con almeno un figlio di età inferiore ai 14 anni.